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Che intercorresse un rapporto intermittente e sotterraneo, ma antico e sorprendentemente duraturo, tra teoria economica (o almeno una parte dei sui cultori) e psichedelia, in molti lo avevano sospettato. Dal ricardiano “mangiatore d’oppio” Thomas De Quincey all’economista pubblico e padre letterario di Alice, Charles Lutwidge Dogson (in arte Lewis Carrol), fino alle voci sugli eccessi anfetamici dei moderni “quant” della finanza, gli indizi circa l’esistenza di tale nesso non erano mancati. Di recente, la storia di questo rapporto controverso si è arricchita di un capitolo inatteso. John Kay, dalle pagine del Financial Times, ci fa sapere che la celebre “controversia (sul capitale) tra le due Cambridge”, quella inglese e keynesiano-sraffiana e quella statunitense e neoclassica, fu vinta “agevolmente” dalla seconda (qui la replica di Jo Michell). Come dire che la battaglia di Waterloo fu vinta “agevolmente” da Napoleone. Ecco, appunto.

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2 thoughts on “Waterloo-economics

  1. Purtroppo il link al FT non funziona. Siccome il punto merita di essere tramandato ai posteri mi permetto di incollare qui sotto la lettera di Jo Michell. L’aticolo di John Kay invece no. Vale su questo la lezione Romana della damnatio memoriae.

    October 8, 2015 11:49 pm
    Cantabrigians regarded as victors in debate on capital

    Comments
    Sir, John Kay provides a two-line summary of the Cambridge capital controversies of the 1960s (October 7). He describes the protagonists as “Marxist economist Joan Robinson” and “MIT professor Robert Solow”. Although Mr Kay omits her title, Joan Robinson was professor of economics at Cambridge university. Of this debate, Mr Kay claims that “Solow won easily because of the care he took to specify both his models and the relevant data”.
    This is inaccurate. It was widely accepted by economists at the time — including Mr Solow and Paul Samuelson — that Robinson and her Cantabrigian colleagues won the debate. Samuelson summarised as follows: “If all this causes headaches for those nostalgic for the parables of neoclassical writing, we must remind ourselves that scholars are not born to live an easy existence. We must respect, and appraise, the facts of life.”
    Mr Kay would do well to heed Samuelson’s advice.
    Dr Jo Michell
    Senior Lecturer in Economics, University of the West of England
    Bristol BS16, UK

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